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Care cittadine, cari cittadini,

oggi celebriamo l’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Lo facciamo in un momento particolare, segnato dal dolore per la scomparsa di Papa Francesco: una perdita profonda per credenti e laici e, in modo particolare, per chi - come noi - ha sempre condiviso il suo messaggio di pace, giustizia e fratellanza universale.

Per questo motivo, la cerimonia di quest’anno sarà sobria, nel rispetto delle giornate di lutto nazionale. Ma non per questo meno sentita. Anzi, la memoria - oggi più che mai - chiede silenzio, rispetto e impegno.

Ottant’anni fa, uomini e donne di ogni età e condizione—partigiani, lavoratori, studenti, contadini, militanti sindacali, nostri connazionali e anche nostri concittadini —lottarono per restituire a questo Paese la libertà, la dignità e la democrazia. La loro resistenza non fu solo contro un’occupazione straniera e un regime oppressivo, ma fu anche l’inizio di una ricostruzione morale e civile da cui nacque la nostra Repubblica.

È doveroso ricordare che la Costituzione italiana è figlia di questa Resistenza ed è antifascista. Lo è non solo per quanto afferma la dodicesima disposizione transitoria e finale, che recita “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Ma soprattutto per i principi che incarna: il pluralismo, la libertà di voto, il bilanciamento dei poteri, l’uguaglianza, la solidarietà sociale. Nello scrivere la Costituzione, i padri costituenti furono lungimiranti. Come disse Piero Calamandrei - giurista e deputato dell’Assemblea costituente - la Costituzione deve essere “presbite e non miope”, cioè deve vedere lontano, senza mai invecchiare. Per questo, piuttosto che rimarcare a parole l’antifascismo, i padri costituenti puntarono ad esprimere nei fatti, attraverso principi universali

Valori che ogni amministratore pubblico giura di difendere e che ognuno di noi è chiamato a custodire, ogni giorno, in ogni gesto.

Vorrei anche ricordare le parole di Re Carlo, pronunciate il 9 aprile scorso davanti al Parlamento italiano, quando ha scelto di fare riferimento all’“orrendo prezzo della guerra – e del dono prezioso della pace”, rendendo omaggio “alle sofferenze della popolazione civile italiana – così come all’eroismo della Resistenza”. Parole che uniscono memoria e speranza e che parlano all’Europa intera.

Oggi non celebriamo solo il passato. Celebriamo un’idea di futuro. Un futuro in cui la memoria è attiva, vigile, impegnata; in cui nessuna forma di fascismo, razzismo, intolleranza o sfruttamento può trovare spazio.

A nome dell’amministrazione comunale e dell’intera comunità di Castelluccio Valmaggiore, grazie a tutte e tutti per essere qui. La libertà, oggi come allora, ha bisogno di ciascuno di noi.

Viva il 25 aprile. Viva la libertà. Viva la Costituzione.

Il Sindaco Pasquale Marchese

 

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