Castelluccio Valmaggiore prende il nome dal castello eretto dai bizantini verso il 1000 dell'era Cristiana, infatti negli atti ufficiali è detto in " Castro Vallis Maiors". Quale testimone duraturo e reale avanza la Torre cilindrica in buona costruzione di solida pietra locale, legata con litocolla, cioè malta fatta con solo idrato di calce, senza sabbia.
L'etimologia, oltre a dirne le origini ne spiega anche il significato poiché, l'appellativo Vallemaggiore, indica che il Castello con Torre domina la valle del Celone, ed è anche punto di osservazione dei paesaggi sulla Traiana dai monti e valichi, ed è vedetta dell'esteso territorio della nascente Troia ( 1019).
Infatti, il Castello era a guardia dell'ampia valle concava in cui scorre il Celone, che nasce dalla fonte Aquilone ( San Vito) a quota 1050 s.l.m., dove ha origine il piccolo ruscello tortuoso e nascosto, perciò Celone dal verbo " Celo" - as: nascondo, o dalla trasformazione o abbreviazione del nome Aquilone, come era chiamato fino al Medioevo il Celone. Man mano che il ruscello discende a valle tra i monti, riceve le acque del displuvio e delle sorgenti chiacchierine dei monti Perazzone, Vetruscelli e Cornacchia, cioè dei torrenti Foce, Feudo e Freddo ed altri ruscelli quali affluenti, per portare per circa Km 70 le acque nel Candelaro.
Le origini
L'antico fabbricato del Comune presentava la forma di un triangolo isoscele. Era chiuso da due grandi porte: Porta del Pozzo ad occidente e Porta del Piscero ad oriente, e da una cinta muraria formata non da regolari mura, ma da palazzi privati dotati di torricelle e fortilizi che, voltando il dorso alla campagna, guardavano il centro dell'abitato da vari archi: quello di via Gradelle poco distante dalla Torre, quello di via Osteria, quello del Vico II Umberto I e quello di via Sotto Le Mura. Le due porte, Porta del Pozzo e Porta del Piscero si trovavano alla base del triangolo, ed una terza porta si trovava all'angolo superiore, o vertice del triangolo.
In quest'ultimo punto che, per le dominanti vicine alture, era il lato debole, ed il più vulnerabile del paese, fu edificato il Castello.
Del Castello, rimane solo la Torre che attualmente è alta m. 20 su un fondamento basale pieno a forma poligonale. Da questa base si eleva il solido cilindrico alto m. 16 il cui diametro interno è di m. 6,20, mentre lo spessore dei muri circolari è di m. 2,50.
La Torre è costituita da due piani interamente ultimati, e di un terzo solamente iniziato. Il piano elevato è alto circa 14 metri da cui s'accede al piano superiore per l'apertura nella volta a botte con scala a pioli. Il piano superiore è alto circa 4 metri e, mediante una scalinata in pietra a chiocciola incassata nel muro ovest, si sale al terrazzo da dove si gode una visuale meravigliosa e vastissima.
Il terzo piano della Torre fu demolito, ed i cornicioni furono usati per la grondaia del palazzo del principe, palazzo situato di fronte alla Chiesa, nel cui portale vi sono vari segni araldici senza data, e aderenti al muro e ai fianchi del portone vi sono dei piloni per legare i cavalli.
La Torre non aveva apertura nel piano rialzato, ma si accedeva al secondo piano dalla finestra balcone, o saracinesca con una scala esterna, e per scendere giù c'era una botola laterale a sud, con un grande anello di ferro a cui si legava una corda con cui si scendeva, o si scendevano i prigionieri. Per la luce e la circolazione dell'aria, c'erano piccoli spiragli, a forma di feritoie, molto alti dal suolo che, per la grossezza dei muri, ne somministravano appena la quantità bastevole al mantenimento della vita.